da Mafalda Fusilli | Nov 18, 2016 | Blog, Riflessioni
Oggi è il mio compleanno.
Classe 1974, sono 42, non che ci voglia Gauss per dire che sono più di quaranta.
Lo dico senza nessuna vergogna e senza nessuna reticenza, e sebbene tutti a dire ma sei giovanissima, io so, che molti pensano che non è poi così vero che gli anta sono anta e non sono enta, che sebbene siamo la generazione QT c’è una boa dalla quale l’orizzonte è sempre più lontano soprattutto a quaranta.
E infatti Quarantadue non sono pochi, lo vedi nello specchio, nelle linee del viso, del collo, lo vedi sulle mani, lo vedi negli occhi dei tuoi genitori.
Eppure, io non so cosa significa avere quarant’anni. Forse per saperlo dovrei arrivare a cinquanta e scrivere delle differenze tra i due zeri, dei cambiamenti, delle attese puntualmente disattese, dei progressi, dei rimpianti, dei piaceri, ahimè dei dispiaceri che accompagnano un decennio, che accompagnano una vita.
Ieri sera mi sono soffermata a pensare perché bisogna festeggiare il compleanno, il giorno natale, non ho voglia e poi sono grande che senso ha. Da piccoli è tutto più bello, si è felici di essere considerati, i regali anche quelli più sciocchi sono una festa, gli auguri sono una festa ancor più grande, a quarantadue non desideri più regali perché quello che vorresti è quasi irraggiungibile e il resto ce l’hai quindi che fai….a quarantadue pensi, rifletti e ricordi che sei quella ragazzina di Pretty in Pink che ha vissuto per anni col mantra vai Distruggili tutti e torna a casa; sei stata convinta di essere comunista fino a quando hai visto tuo padre inorridire, perché sei tornata a casa con la rivista di Lotta Comunista, ma erano gli anni del movimento della Pantera e tu ci credevi tanto; sei stata la bambina che ha pianto con Sacco e Vanzetti e con Revenge; sei stata l’adolescente che non usciva perché c’era Beverly Hills in tv; a quarantadue ricordi di essere stata della fazione dei Grunge di Seattle, solo nella tua testa e con il tuo armadio; sei stata la liceale della gita senza ritorno a Lloret de Mar; dei Doors, e Talking Heads. A quarantadue ridi a crepapelle solo al ricordo degli scherzi in classe, delle bugie che hai raccontato ai tuoi, dei vestiti improponibili che vedi nelle foto. A quarantadue ricordi i parties nelle discoteche degli anni novanta, della tua Renault 4 bianca, le videocassette i cd e dvx, della tua Red Rose viola e del Si blu elettrico. Ricordi dell’università, il primo esame di matematica, il professore di chimica, il primo lavoro, le interviste, il tuo compagno, i dischi, le litigate, le risate. A quarantadue ricordi che volevi essere un medico, una ballerina, un’attrice. Ricordi degli amici, dei tuoi cari, dei tuoi figli, di quando sono nati, di quanto li adori e di quanto sei fortunata.
Io non so cosa significa avere quarant’anni, ma so come sono io a quarantadue, sono più serena, più felice e più rilassata.
Non voglio più diventare nessuno se non me stessa.
Voglio continuare questa strada perché finalmente mi sembra quella buona.
E soprattutto ho capito che dopo i quaranta, e ancora, il compleanno lo festeggerò e lo renderò speciale, almeno per un secondo, perchè sono fortunata, perché ci sono, perché ricordo.
Ps: il mio pensiero non può che andare a coloro che a quarantadue ci sono arrivati e se ne sono andati, a qualcuno che non ha visto neanche il ventiquattro, e qualcun altro che quarantadue lo ha superato per poco e se ne è andato. Festeggerò anche per loro.
da Mafalda Fusilli | Apr 1, 2016 | Blog, Riflessioni
Questi uomini non sono né carne né pesce…….Lo dice mia madre , lo diceva mia nonna.
E dunque sono Tofu?
Scherzi a parte negli ultimi tempi mi è capitato di leggere diversi editoriali su note riviste, dove si fa riferimento alla profonda confusione delle nuove generazioni maschili.
Se penso alle nuove generazioni, ai nuovi “maschi”, penso ai miei figli, ai loro coetanei, più che a mio marito, mio fratello o i miei amici, non per egoismo ma perché in certe situazioni, come dire “il dado è tratto”.
Gli uomini, dicevamo, sono confusi, brancolano nelle continue richieste del genere femminile e della società, che a parer mio e non solo (M.E: Viola direttoregioia@hearts.it), neanche hanno le idee tanto chiare.
Infatti, a questo proposito si è espresso un altro guru Mark Simpson (scrittore), il quale ha affermato che a forza di fare pressioni sulle leve emotive dei maschi “Alfa”, abbiamo innescato un processo irreversibile, i ragazzi sono completamente confusi.
Per non confondere anche noi, ho cercato di venirne a capo prendendo, ovviamente, ad esempio la mia esperienza di madre di due maschi, per la definizione “Alfa” aspetterei sinceramente.
Per cultura, o meglio per retaggi culturali (generalizzo), insegniamo ai nostri figli maschi a minimizzare le emozioni, soprattutto relative a insicurezza,timidezza, paura, dolore. Cercando di renderli forti,”duri”, e seppur non sono le madri a comportarsi in questo modo (mi riferisco sempre alla mia esperienza) ci pensano ,padri, zii, nonni.
A conferma di questo, ho letto la sintesi dello studio di uno psicologo , il quale afferma che per gestire sentimenti e sensazioni, come ad esempio la rabbia, i genitori tendono, mediamente, a parlare di emozioni con le bambine piuttosto che con i bambini.
Eppure l’empatia, l’espressione di ciò che si prova non fa nessuna differenza di genere durante l’infanzia, l’approccio è istintivo e uguale.
Fragilità, timidezza, ansia dovrebbero essere consentite indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Ad esempio la manifestazione del pianto, quante volte ho dovuto ribadire che piangere fa bene, è giusto, è sano e liberatorio, se si conosce la ragione, e che non bisogna vergognarsi o per questo sentirsi una “femminuccia”.
Senza poi approfondire la questione AZIONE_GIOCO_GENERE. “Che fai giochi a pentoline? ma tu sei un maschio!” e quindi….. esci distruggi una staccionata salvo poi piangere, perché credi di aver preso il tetano o il raffreddore…….
Credo che così non vada bene.
Vogliamo bimbi, adolescenti, uomini veri! E cioè?
Aggressivi, “forti”, insensibili, freddi calcolatori, che però sappiano quando è il momento di essere romantici, teneri, sex symbol, sensibili a certe situazioni particolari, goleador, irsuti primitivi, ma curati, attenti al corpo, ma non troppo, con una tempra d’acciaio ma mai violenti.…mai piagnoni, però c’è pianto e pianto, non vogliamo i frignoni ma li vogliamo con un “cuore” senza passare per cretini, ma neanche per “stronzi”…..Aiuto….
Ci scandalizziamo, a giusta ragione, difronte ai sempre più comuni episodi di bullismo, però gli insegniamo a ricorrere alle etichette, e alle differenze di genere……Senza pensare alla totale negazione, o non accettazione di insuccessi sia nella scuola, nello sport che nella vita sociale.
Basti pensare agli ultimi fatti, gravissimi, della cronaca italiana, dettati da un “FAMILISMO AMORALE CHE RENDE I FIGLI DISUMANI”.(E.Banfield)
Io, sono una madre, anche se giovane, una cosa l’ho capita, ho fatto e farò tantissimi errori perché essere genitori è un compito difficile, ma essere figli lo è ancor di più.
Troppe pressioni, poca attenzione, troppa indulgenza, tanta superficialità, nessuna tolleranza né per sé né per gli altri, nessun rispetto ma tanta, tanta insicurezza sono una buona ricetta per una
Generazione Tofu
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da Mafalda Fusilli | Gen 28, 2016 | Blog, Chi sono
Sono una quarantenne, mamma di due figli maschi.
Sono di Avellino, ma avrei tanto voluto essere di New York.
Ho studiato biologia a Napoli, ma forse, sarebbe stato meglio studiare storia delle religioni delle tribù sud sahariane.
Adoro i libri, il cinema, la buona cucina, le penne, le moleskine, e le persone diverse da me.
Spesso, mi ritrovo a voler dire tutto quello che mi passa per la testa,e forse con questo diario ho trovato il modo di farlo.
Mafalda
Hi, I’m Mafalda. Let me introduce myself.
I’m a 40 year old mother of two boys. I was born and live in Avellino but I wish I were from New York.
I studied Biology at Naples Uni but maybe it would have been better to have studied the History of the Religion of the South Saharan Tribes.
I adore books, the cinema, good food, pens, moleskins and people who are different from me.
Often I find I want to say aloud everything that goes through my mind and maybe with this diary, I have found the way to do that.