da Mafalda Fusilli | Set 4, 2016 | Blog, Riflessioni
Ebbene, sembrerebbe in dirittura d’arrivo anche questa stagione estiva.
Sulle riviste e magazines si fa già riferimento ai cambiamenti d’autunno. Dunque, come preservare la pelle stressata, come approcciare il rientro alla quotidianità, come scrollarsi di dosso gli effetti dei bagordi estivi, per ritrovare la carica.
Io preferisco l’autunno, anzi è da sempre la mia stagione preferita, per i colori, sapori, per il clima, mi sento più a mio agio; mi rende riflessiva e romantica.
E poi diciamocela tutta l’estate è stressante.
Per noi donne ancora di più, e non voglio fare riferimento alle difficoltà quotidiane e ai veri problemi, voglio parlare di qualcosa che può sembrare davvero stupido, ma che in fondo è quella spina nel didietro ( come KiriKù) che non lascia in pace nessuna, anche quelle che dicono di non avere nessun problema e di accettarsi per quelle che sono….Che bufala.
A partire dalla primavera veniamo bombardate dalla carta stampata e non solo, su come bisogna tornare i forma Sulla Odiosa espressione “prova costume” su come fare se il tempo è poco a rimediare…..Nel mentre si fa riferimento all’autostima, forse perché è di moda o c’è davvero qualcuno che riflette: come nutrire l’autostima, quella pianta che dovrebbe essere seminata col corredo genetico e poi nutrita….E ancora, la vita delle donne si rappresenta con un grafico ad U, e la parte più bassa dovrebbe corrispondere a 42 anni…..Che ciorta, mi aspetta proprio un bel compleanno con questa consapevolezza. E ancora, bisogna essere se stessi ecc ecc, ma chi ci crede ancora;
basti pensare a Emy Schumer che ha basato tutto il suo repertorio comico e la sua carriera sull’autoironia derivante dal peso, ma guai a far riferimento a lei come una plus size.
Dunque, prendendo spunto proprio da Marie Clare di Luglio: sono grassa ma lo posso dire solo io. Metti le cosce in pace, fattene una ragione, resteranno grosse, respira….Sarai una dimagrita meglio di niente…hai fame E mangia… cerca di ingannare il metabolismo??Sharee dice piccoli pasti nell’arco della giornata, ma quanto piccoli. Il culo è grande? Va bene così non devi pensare a tutto tu lo ha detto pure Beyoncé. Aiutooooo!
Dunque tornando alla mia estate..Stesa sul lettino in una bellissima isola del Mediterraneo..giusto per restare nell’anonimato…..guardo le mie vicine di ombrellone calienti e veraci, che commentano le dottrine acquisite ad alta voce, facendosi i complimenti da un ombrellone all’altro sugli ultimi miglioramenti fisici, non di certo dovuti a madre natura, ma a qualche luminare della chirurgia plastica, perché non puoi pensare di lasciar fare alla forza di gravità devi reagire e spararti due seni alla Venusia quella di Mazinga Zeta. Discutono Su come schiarirsi la pelle macchiata dalla costante crema nivea con protezione -10, che continuano imperterrite a stendersi sul viso, o ancora come bisogna mettersi in posa per cercare di avere il migliore effetto selfie.
E io continuo a pensare che devo coltivare e innaffiare prima dei quarantadue perché altrimenti “caput”.
Ma come faccio proprio durante la bella stagione quando è l’intero cosmo che ce la mette tutta per ridimensionarti….Per quanto voglia far leva su tutto ciò che posso sapere sul piacersi, accettarsi, stimarsi e di certo non sono una novellina,su questioni di cellulite, cuscinetti, ritenzione, e culotte di Chevall (che ancora non ho capito di cosa si tratti); sui quaranta di oggi che non sono quelli di ieri, chi dice meglio, chi dice peggio; che non bisogna confondere il rilassamento cutaneo con qualcos’altro; che il sole fa bene perché aiuta a fissare le vitamine, ma solo quello buono e non quello cattivo; che non è dignitoso non saper accettare i propri difetti figuriamoci l’età….sono costretta a guardarmi intorno ancora gonfia di tutto ciò che ho appreso per sgonfiarmi in un nanosec perché il costume F**k sta meglio alla mia vicina che a me, mi sgonfio anzi mi buco come un palloncino e scoppio perché un tempo mi sentivo una pantera a Ischia e un Bufalo Americano a Formentera, oggi sono un ibrido tra una Scimmia urlatrice( colpa dei figli) e un marsupiale sempre in gestazione ovunque mi trovi. Ma voglio comunque dire che la mia autostima è alta perché secondo le riviste se ti circondi di bello ti sentirai più bella.
Allora consiglio di finire tutto sulle spiagge del Portogallo dove ci sono natiche che sfidano il cosmo e le sue leggi per tornare a casa e pensare dentro di me sono una di loro……
A parte gli scherzi e le battute, dico solo che vorrei un po’ di coerenza almeno nelle riviste e nelle pubblicità, perché sembra poco ma sono un tarlo al cervello anche per chi dice di non pensarci affatto.
A tal proposito vorrei citare un monologo tratto da uno dei miei film preferiti TUTTO SU MIA MADRE di P.Almodovar, lo declama Agrado dove parla di quanto ha speso per diventare donna:”Costa molto essere autentica, signora mia. E in questa cosa non si deve essere tirchi. Perché una è più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.” Ecco chi ha capito tutto dell’ autostima…..
da Mafalda Fusilli | Giu 2, 2016 | Blog, Riflessioni
“NON RAGIONIAM DI LOR, MA GUARDA E PASSA”
Gli ignavi, anime di coloro che scelsero di non schierarsi mai, indegni del Paradiso tanto quanto dell’Inferno, anime misere, che non son degne di essere guardate troppo a lungo.
Che genio Dante Alighieri, quanto ha visto lungo.
Ignavi che ancora oggi nella nostra società non prendono posizione, che permettono all’ennesima donna di essere perseguitata, bruciata;
ignavi che non si fermano ad una richiesta di aiuto;
ignavi che permettono all’ennesima folle maestra di imporre la sua crudeltà alle piccole vittime.
Ignavi, gente omertosa, che pensa di dissociarsi girandosi dall’altro lato, senza prendere posizione rispetto alle crudeltà perpetrate.
Come si può non intervenire al pianto straziante dei bambini, ai loro sguardi atterriti, alle lacrime versate in silenzio, quale folle peccato hanno potuto commettere quelle povere anime innocenti.
Come si fa ad andare avanti senza pensare, che quella donna che chiedeva aiuto era in pericolo.
Quale giustificazione può accompagnare il sonno di questi omertosi, colpevoli, alla pari , se non di più dei carnefici.
La contraddizione che costringe una società alla sua miseria morale, è ancora più manifesta quando si pensa che viviamo in un mondo senza privacy, con social network, gruppi Wapp, applicazioni per intercettare, telecamere,ecc.
Vedere, assistere, capire, non è abbastanza per agire, non ci si può schierare,
il motto è “io mi faccio i fatti miei”, “io non litigo con nessuno”, come se fossero dei valori.
Certo è più facile scorrere le bacheche e farsi i fatti degli altri in silenzio.
Siamo pronti a spiare da qualsiasi angolo, ma prendere posizione e agire è troppo difficile.
La mia riflessione spero sia quella di tanti.
Smettiamo di farci i fatti nostri
Smettiamo di farci i fatti degli altri in modo sbagliato
Smettiamo di fare gli ignavi.
Perché gli ignavi sono: “Gente in cui fa notte innanzi sera, gente da basto, da bastone, da galera.”
da Mafalda Fusilli | Apr 25, 2016 | Blog, Riflessioni
Recensione del libro scritto da Emilia Bersabea Cirillo, Iguana Editrice, di Mafalda Fusilli
“il tempo che c’è concesso è davvero un affare molto impegnativo, per questo capita spesso di fare disastri”
Quanto sono vere queste parole, a volte pensiamo di poter rimediare a tutto o di avere infinite possibilità, ma non è così.
Angela e Dorina sono le protagoniste di non “Smetto di aver freddo”, ma protagonista di questa storia è soprattutto la vita, quella che non possiamo scegliere perché ci piomba addosso alla nascita, attraverso le scelte di chi ci genera, e la vita che costruiamo giorno per giorno, fatta del nostro libero arbitrio, fatta della casualità e delle opzioni a noi concesse.
Emilia Bersabea Cirillo nel suo racconto della vita di due donne, incontratesi durante la loro triste infanzia, descrive la vulnerabilità dell’essere umano , la complessità dell’universo femminile, l’importanza delle semplici scelte che ognuno di noi fa giorno per giorno; descrive la vita e non lo fa solo attraverso le due protagoniste, Dorina e Angela, ma attraverso tutti i personaggi che accompagnano questa storia. I segreti, le esperienze vissute e magistralmente descritte danno vita ad un libro complesso, articolato, ben strutturato. Il lettore è costantemente in contatto col freddo mondo di Dorina, con la solitudine di Angela, la disperazione di Walter, la disillusione di Rosalia, la saggezza di Suor Vittoria, l’amore incondizionato di Antonia…..
Emilia B.Cirillo descrive luoghi conosciuti, la nostra Avellino, integrandoli nella vita dei protagonisti del suo romanzo,modificandone la fotografia a seconda dei sentimenti o degli stati d’animo descritti.
In “Non smetto di aver freddo” non vi è mai un calo del ritmo, Non ci sono momenti piatti. E’ una storia incalzante nei suoi continui cambi di ambientazione e personaggio, lascia il lettore continuamente interessato, incuriosito.
Non manca una catarsi dei personaggi , ognuna delle protagoniste a modo proprio ha una risoluzione, condivisa o non, che lascia al lettore un senso di completezza.
Ho amato questo libro, perché completo, complesso, è vero.
Ho amato il libro di Emilia per come descrive le donne, il loro mondo, il quotidiano.
E ho amato la mia città attraverso le parole di Emilia, scoprendone cose che non sapevo.
“La storia di un luogo non muore con il luogo”.
A seguire la recensione di Maria Paola Battista…….un libro due punti di vista………
NON SMETTO DI AVERE FREDDO, Emilia Bersabea Cirillo, L’iguana Editrice, Verona 2016, pagine 343, € 16,00.
Un susseguirsi di vicende, flashback, descrizioni, un narratore onnisciente che conduce il lettore in una storia di amicizia, cattiveria e perversione.
Questa la prima impressione che dà Non smetto di avere freddo, l’ultimo romanzo di Emilia Bersabea Cirillo.
La sensazione del freddo accompagna la vita di uno dei personaggi della storia: un freddo che viene fuori nei momenti più pericolosi per il suo animo.
Il lettore avverte quel freddo e questa sensazione fa di Non smetto di avere freddo una lettura accattivante, coinvolgente, spesso amara.
A parte la tecnica perfetta che risponde ai canoni di ogni buona scrittura e che lascio commentare a chi è più bravo di me, qualcosa va comunque sottolineata. Innanzitutto le descrizioni partecipative dei luoghi in cui si svolgono le vicende: la Napoli degli studenti, l’Irpinia con la sua neve, Atrani con il mare, una casa circondariale.
Luoghi evocativi che portano il lettore dentro la storia e lo rendono partecipe di ciò che accade. Tutto è sensazioni, occhi attenti, intrecci di personalità.
Sullo sfondo i mali del nostro tempo: l’abbandono della famiglia, la disoccupazione, la crisi economica che rompe ogni equilibrio.
Il bene e il male, la bontà e la cattiveria, la purezze e la perversione. Da dove nasce il freddo che una donna porta dentro per tutta la sua vita?
Mentre la lettura scorre veloce, limpida, semplice, ecco che un evento inatteso rompe la monotonia di un equilibrio finto, triste, scandito e scontato e da quel momento in poi tutto cambierà: altri eventi, altre situazioni, nuovi personaggi e luoghi si insinuano nella storia.
Leggendo il libro spesso mi sono ritrovata con il freddo addosso, mi sono emozionata nella compenetrazione della lettura, provando pietà, affetto e disapprovazione per i personaggi che sembrano persone vere avviluppate in un vortice fatto di passato e presente.
Maria Paola Battista
http://www.wwwitalia.eu/italia/index.php/in-biblioteca/3732-non-smetto-di-avere-freddo
da Mafalda Fusilli | Apr 20, 2016 | Blog, Riflessioni
Harold si alzò alle sette prima che la sveglia suonasse
Ore 6 e 42
Non era riuscito a dormire, aveva considerato più volte l’idea di alzarsi, ma l’aveva scartata perché troppo impaurito di destare sospetti. Era tornato a casa mentre i bambini e Polly dormivano, o almeno così aveva creduto. Aveva detto a Polly che sarebbe andato ad una riunione del gruppo di lettura, e poi ad una cena per gli auguri in vista del prossimo Natale.
Ore 6 e 45
La verità era il suo essere stato un fedifrago.
Il solo pensare a quella parola gli faceva attorcigliare la lingua, così estranea, figuriamoci se avesse dovuto spiegare il perché.
Ore 6 e47
Era estraneo a questo tipo di sensazioni, paura mista ad eccitazione lo avevano tenuto sveglio. Non si era neanche mosso per non destare sospetti.
Tale l’ansia di essere scoperto che non era neanche stato capace di rivivere i momenti della serata precedente; come se un flusso di pensieri e ricordi potessero attraversare le sue membra e giungere ai neuroni di Polly.
Ore 6 e 54
Ma come era successo tutto questo, non lo aveva pianificato, o meglio lo aveva sempre progettato nella sua mente, ma come se a poterlo vivere, questo momento di puro caos vitale, potesse essere il suo alter ego e non il serio, tenace, affidabile, stabile Harold.
Ore 6 e 57
Harold aveva sposato la strana, ma perspicace Polly.
Polly, una donna che sembrava non essere mai presente a se stessa, ma che poi era capace di sorprendere con intuizioni e riflessioni.
Polly aveva un suo modo di percepire la verità, la annusava, e questo suo atteggiamento da indagatore svampito non faceva altro che aumentare la tensione in Harold.
Ore 7 e 00
Harold con un passo felpato arrivò alla porta del bagno, la chiuse alle spalle.
Era talmente forte il senso di colpa, o forse la paura, che lo scroscio della sua urina sembrava molto più rumoroso, e i suoi respiri ancora più pesanti.
Ore 7 e 05
Il suono della sveglia, e poi più nulla, perché il suo cuore era un tamburo nelle orecchie. Non riuscì a decidere se aspettare che la porta si aprisse o se fingere di essere impegnato a tagliare le unghie dei piedi.
Si gettò nella doccia , non ancora calda, ma il freddo dell’acqua non era nulla sulla nuca intirizzita per i nervi tesi.
Ore 7 e 10
Pensò di non essere troppo accorto con la biancheria da notte, altrimenti avrebbe potuto essere sospetto di non voler far arrabbiare Polly, ma decise di indossare la camicia del giorno prima, casomai non l’avesse ispezionata a fondo.
Ore 7 e 25
La colazione con i bambini, un incubo fatto di continui richiami all’attenzione, e di flashback di cosce, peli, odori, respiri.
I cereali masticati, fino a diventare una poltiglia perché incapace di deglutire.
E il suo cuore, un martello nelle tempie.
Le mani, che lo avevano posseduto e che continuava a sentire lungo il suo collo.
Alla fine sarebbe morto, lo sapeva.
Harold, il serio, quello educato, assennato, non avrebbe mai fatto nulla del genere.
Casomai avrebbe subito un tradimento, ma non lo avrebbe perpetrato.
Ore 7 e 40
Sentì Polly richiamare tutti all’ordine, era tardi, bisognava uscire per la scuola e il lavoro.
La vide correre e spazzolarsi i capelli, mentre guardava quali giacche fossero giuste per il clima di quel fantastico giorno di Dicembre.
Polly, donna molto poco organizzata, ma che sbrogliava ogni matassa e seppur non vi riusciva era di un altruismo spaventoso che avrebbe ammorbidito qualsiasi cuore.
Ore 7 e 45
Vide Polly e la sua valigetta davanti alla porta di casa, lo salutava con un piccolo mezzo sorriso che non raggiungeva gli occhi, o forse sì. E mentre Harold faceva scendere il suo sguardo lungo il corpo conosciuto, e non più bello di sua moglie d’improvviso si accorse che Polly non indossava il suo anello di matrimonio.
Ore 7 e 47
Da quando?
Sentì una goccia di sudore, penetrare la piega di pelle sotto i glutei.
Perché lo aveva tolto?
Per caso lo aveva tradito?
Ps. Piccolo esperimento di scrittura by una mamma del sud.
da Mafalda Fusilli | Apr 7, 2016 | Blog, Riflessioni
La TV pubblica ultimamente non ne prende una.
Possono giustificare Vespa e la sua intervista a Salvo Riina, figlio del famigerato boss pluriomicida, definendolo addirittura “colpo giornalistico”Gramellini; o intervista condivisa e ritenuta interessante “per far luce su una mentalità”Lucarelli.
A me fa specie.
E a quanto pare non sono l’unica.
Non si tratta di falsi moralismi, da parte mia e di tutti coloro che si trovano in disaccordo con questo genere di TV, ma si tratta di indignazione per chiara mancanza di contenuti.
La mia impressione è che l’obbiettivo primario sia l’audience. Questa forma di marketing avrà il suo perché, ma si dovrebbe avere un certo “stile”.
E questa mancanza di stile e di contenuti la ritrovo sempre oggi, e sugli stessi canali di informazione dove leggo che Raffaele Sollecito sarà un’opinionista criminologo……….ma dai……. questa è pure peggio dell’intervista a Salvo Riina.
“Ho maturato sulla mia pelle l’esperienza mediatica e giuridica, devo pagare 1,3 milioni di euro per il processo” R.Sollecito.
Credo che queste parole si commentino da sole………
Non entro nel merito della giustizia, non sono il boia, e tanto meno l’inquisizione. Ciò che ha fatto o non, lo sa lui e la sua coscienza, ma…… un’ingegnere che si appresta a fare l’opinionista CRIMINOLOGO…… quando ci sono specialisti del settore che sono senza lavoro, l’uso dei verbi e dei congiuntivi potrebbe approfondirlo. E poi come mai gli si offre un’ingaggio televisivo per pagare le spese processuali, non mi sembra che questo tipo di trattamento sia previsto per tutti i processati. Ad ogni modo, per fugare ogni dubbio sulla sua preparazione basta sentire l’intervista sul “corriere TV”.
Altra perla fantastica sono i commenti dei vari critici alla trasmissione Dell’isola……dei F……
Dove si attacca la Marcuzzi per i suoi outfit in trasmissione…….o per le troppe “POPPE” al vento dei concorrenti……e non si pensa a tutto il resto, agli errori tecnici fatti alla base della scelta di casting e degli.. opinionisti di trasmissione….insomma come dice Aldo Grasso “le cose non funzionano perché sono sbagliate in partenza”.
Sembra quasi una metafora per descrivere il nostro paese……del resto se la Tv rappresenta lo stato…. siamo proprio messi bene.
Ma a una mamma del sud, se togli la tv cosa resta…..io torno a vedere il “orange is the new black” su Netflix, le carceri femminili di sicuro hanno contenuti più appropriati della Tv pubblica, e una mamma può imparare moltissimo dalle galeotte del Lichfield Penitentiary.
da Mafalda Fusilli | Apr 1, 2016 | Blog, Riflessioni
Questi uomini non sono né carne né pesce…….Lo dice mia madre , lo diceva mia nonna.
E dunque sono Tofu?
Scherzi a parte negli ultimi tempi mi è capitato di leggere diversi editoriali su note riviste, dove si fa riferimento alla profonda confusione delle nuove generazioni maschili.
Se penso alle nuove generazioni, ai nuovi “maschi”, penso ai miei figli, ai loro coetanei, più che a mio marito, mio fratello o i miei amici, non per egoismo ma perché in certe situazioni, come dire “il dado è tratto”.
Gli uomini, dicevamo, sono confusi, brancolano nelle continue richieste del genere femminile e della società, che a parer mio e non solo (M.E: Viola direttoregioia@hearts.it), neanche hanno le idee tanto chiare.
Infatti, a questo proposito si è espresso un altro guru Mark Simpson (scrittore), il quale ha affermato che a forza di fare pressioni sulle leve emotive dei maschi “Alfa”, abbiamo innescato un processo irreversibile, i ragazzi sono completamente confusi.
Per non confondere anche noi, ho cercato di venirne a capo prendendo, ovviamente, ad esempio la mia esperienza di madre di due maschi, per la definizione “Alfa” aspetterei sinceramente.
Per cultura, o meglio per retaggi culturali (generalizzo), insegniamo ai nostri figli maschi a minimizzare le emozioni, soprattutto relative a insicurezza,timidezza, paura, dolore. Cercando di renderli forti,”duri”, e seppur non sono le madri a comportarsi in questo modo (mi riferisco sempre alla mia esperienza) ci pensano ,padri, zii, nonni.
A conferma di questo, ho letto la sintesi dello studio di uno psicologo , il quale afferma che per gestire sentimenti e sensazioni, come ad esempio la rabbia, i genitori tendono, mediamente, a parlare di emozioni con le bambine piuttosto che con i bambini.
Eppure l’empatia, l’espressione di ciò che si prova non fa nessuna differenza di genere durante l’infanzia, l’approccio è istintivo e uguale.
Fragilità, timidezza, ansia dovrebbero essere consentite indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Ad esempio la manifestazione del pianto, quante volte ho dovuto ribadire che piangere fa bene, è giusto, è sano e liberatorio, se si conosce la ragione, e che non bisogna vergognarsi o per questo sentirsi una “femminuccia”.
Senza poi approfondire la questione AZIONE_GIOCO_GENERE. “Che fai giochi a pentoline? ma tu sei un maschio!” e quindi….. esci distruggi una staccionata salvo poi piangere, perché credi di aver preso il tetano o il raffreddore…….
Credo che così non vada bene.
Vogliamo bimbi, adolescenti, uomini veri! E cioè?
Aggressivi, “forti”, insensibili, freddi calcolatori, che però sappiano quando è il momento di essere romantici, teneri, sex symbol, sensibili a certe situazioni particolari, goleador, irsuti primitivi, ma curati, attenti al corpo, ma non troppo, con una tempra d’acciaio ma mai violenti.…mai piagnoni, però c’è pianto e pianto, non vogliamo i frignoni ma li vogliamo con un “cuore” senza passare per cretini, ma neanche per “stronzi”…..Aiuto….
Ci scandalizziamo, a giusta ragione, difronte ai sempre più comuni episodi di bullismo, però gli insegniamo a ricorrere alle etichette, e alle differenze di genere……Senza pensare alla totale negazione, o non accettazione di insuccessi sia nella scuola, nello sport che nella vita sociale.
Basti pensare agli ultimi fatti, gravissimi, della cronaca italiana, dettati da un “FAMILISMO AMORALE CHE RENDE I FIGLI DISUMANI”.(E.Banfield)
Io, sono una madre, anche se giovane, una cosa l’ho capita, ho fatto e farò tantissimi errori perché essere genitori è un compito difficile, ma essere figli lo è ancor di più.
Troppe pressioni, poca attenzione, troppa indulgenza, tanta superficialità, nessuna tolleranza né per sé né per gli altri, nessun rispetto ma tanta, tanta insicurezza sono una buona ricetta per una
Generazione Tofu
(altro…)