La “rota”. I libri.

Libri.

Croce  e delizia, della mia vita.

Ogni volta che entro in una libreria anche la più brutta, la più sfigata della terra ho un rush ormonale,  un impatto fisico, un’estasi……subito seguito dal mio conscio che mi fa ripetere come nel training autogeno……..non comprare leggi tutto quello che hai accumulato, poi ritorni.

Ma è più forte di me devo leggere, vedere, capire, appuntare, ed è raro che riesco ad uscire senza comparare nulla.

Da qualche anno ho incontrato gli e book, che hanno dato un po’ di respiro alle mie finanze, soprattutto se li compri in inglese costano pochissimo, e allo spazio che ho in casa, e alle valige quando parti per un viaggio.

Ma leggere storie, in italiano , in inglese è per me fondamentale.

La definirei una vera e propria “rota” fisica.

Non riesco a ricordare gli inizi di questa dipendenza, ho ricordi “puzzle” di me che leggevo, più che altro ricordo i libri,  le storie, e li lego ai periodi del mio passato.

Qualche tempo fa, un mio compagno del liceo, mi ha fatto ricordare che durante le pause, tra un’ora e l’altra, io stavo lì a leggere, il libro del momento rubando le manciate di minuti per poter progredire nella storia.

Non che sia stata mai una tipo normale.

Lungi da me pensarlo.

Ricordo che una volta ho rifiutato “23” all’esame di Biologia dello sviluppo, perché non lo ritenevo un voto opportuno e la prof. quasi schifata mi disse di ritornare dopo due settimane; ora una tizia normale si sarebbe concentrata a ripetere il programma, ma” Mafalda” non ci pensava affatto, passò la prima settimana a leggere il “Terzo Gemello” sdraiata al sole sul terrazzo di casa, e solo di sera si concedeva per qualche ora al libro di Biologia. Fortuna volle che la seconda volta il voto proposto fu 27, altrimenti sarebbe stata un’altra delle splendide idee di Maf (come le chiama Fabio).

Io ho sempre un libro in borsa, e da quando ho l’app del kinlde e kobo sul cellulare ho sempre tante possibilità con me.

E come le gomme o le caramelle delle nonne che portano in borsa, io piuttosto non ho il fazzoletti di carta , ma ho un libro.

Dal parrucchiere, dove mi trovo a sfogliare i magazines, spesso strappo le pagine che consigliano i libri.

Con Raffaele sono riuscita nel mio intento, l’ho reso un lettore accanito, vedremo se riuscirò anche con Edo.

Il bello che non ho un genere preferito, ho i periodi……. c’è stato quello classico inglese, poi russo, poi horror….erotico….narrativo contemporaneo. I libri che mi hanno rapita sono diversi per me è impossibile fare una classifica, a volte li ho riletti anche di seguito.

Qualche volta vado a rota di scrittore, come la scorsa estate con Ellis, ho letto solo lui tutta l’estate, alla fine credevo di essere di Los Angeles e di avere problemi di personalità.

Nel mese di gennaio ho letto due libri deliziosi, di uno farò un piccolo post……dell’altro di Diego De Silva ci ha pensato Saviano quindi non mi accingo….

Credo che nel mio blog sarà un appuntamento fisso, quello con la libreria…. perché non so se lo avete capito,

non solo mi piace leggere, ma mi piace anche parlarne.

 

 

 

Metti un giorno…..5 irpine all’Expo di Milano

Metti un giorno…..5 irpine all’Expo di Milano

Voglio essere sincera non sono andata a Milano con le mie amiche solo per l’expo 2015. Volevamo festeggiare la nostra sposina e allo stesso tempo tirarcela un po’, quindi abbiamo scelto la meta accostando l’evento internazionale, che guarda caso era in città.

L’atteggiamento rispetto alla visita era molto contrastante, qualcuna era apertamente eccitata, qualche altra quasi annoiata, ma nessuno aveva avuto l’ardire di boicottare il tour.

Era come quando stai iniziando un nuovo libro che ancora non ti ha presa ma non hai il coraggio di dire a tutti quelli che ne parlano che a te non piace.

Tutte e cinque, in realtà eravamo sei,cinque irpine e una romana, avevamo letto qualcosa, l’argomento che ha ispirato l’evento, l’enorme mole di lavoro svolto, qualche polemica neanche tanto lontana del perché fossero rappresentate alcune terre rispetto ad altre, ma in fondo quello che che trapelava nell’aria del gruppo sabato mattina era uno spirito di curiosità mista a scetticismo condito con un po’ di indifferenza.

Alloggiando in un hotel al centro era facilissimo raggiungere Rho in metro.

Alle 11 di mattina c’era una certa folla ma nulla di trascendentale, info point di facile accesso e personale molto disponibile.La prima cosa che mi ha incuriosito erano queste enormi colonne touch dove si poteva accedere a mappe interattive del luogo; se non sei un tipo touch non hai speranze; ma poi abbiamo raccolto delle tradizionalissime mappe cartacee e tutto ha avuto un altro senso.

Cinque teste che cercano di relazionarsi in un itinerario comune cercando di raccogliere i frutti di tutti i consigli letti in precedenza.

Quando si dice che delle donne ha paura anche il diavolo.

La prima tappa è stata il padiglione belga, la birra degustata é stata la cosa più esaltante. alle 11 e 30 il tasso alcolico era già quasi da ritiro di patente; ma quale modo migliore per affrontare una “calda giornata”.

Il padiglione del Nepal mi ha lasciato una sensazione di vuoto,ricordo il silenzio reverenziale che accompagnava la visita, non è terminato per ovvi motivi ma quello che avrebbe dovuto rappresentare lo si avverte comunque e il senso di sconforto per la disgrazia accaduta lo si vede anche dal cubo delle donazioni che è all’ingresso.

L’Irlanda una pura delusione non siamo riuscite a capire neanche cosa rappresentavano i video trasmessi.

Nel frattempo il caldo che cominciava ad essere sempre più intenso riusciva a rendere il percorso più complesso. La gonna che avevo deciso di indossare, con un certo guizzo di intelligenza incomprensibile era ormai una seconda pelle.

Molti dei padiglioni avevano una rappresentazione esterna più efficace di ciò che mostravano all’interno, tipo il Vietnam delizioso fuori ma dentro quasi anonimo.

Gli Emirati Arabi dove avevi la possibilità di fare una foto con un tizio vestito da arabo dinnanzi al padiglione; non chiedetemi il significato lo sto ancora chiedendo alle ragazze. Il padiglione Cuba dove non siamo riuscite a trovare l’ingresso perché in realtà era “chiuso”.

Quasi sempre abbiamo dovuto fare leva sul nostro intuito cercando di relazionare ciò che stavamo guardando con il tema dell’evento perché non erano previste delle spiegazioni.

Fino al mio colpo di fulmine, il padiglione del Regno Unito, dove abbiamo assistito alla prima rappresentazione totalmente in linea con il filone del rispetto del pianeta e dei suoi equilibri. Le api, famigerate BEES e il loro punto di vista, l’ho trovata una genialata non solo per l’importanza che ha l’insetto per l’ecosistema, ma per come sono riusciti a collegare un alveare a Nottingham e rappresentarlo in contemporanea a Milano.

A questo punto la visita ha cominciato a virare ed ha aperto le nostre menti affamate di paragoni tra i vari paesi rappresentati, a questo ha contribuito anche la spiegazione di un ragazzo gentilissimo che ha raccontato tutto nei minimi dettagli.

La Germania dal mio punto di vista seconda in classifica con le sue lavagnette e il suo spettacolo, mi ha finalmente spiegato tra le altre cose quello che è la Colza da dove viene e come viene impiegata nell’industria alimentare, non ho potuto fare almeno di eccitarmi pensando a tutte le volte che avevo letto olio di colza sulle etichette senza capire di cosa si potesse trattare.

La Francia nel suo spirito nazionalistico sempre presente ha attirato non pochi complimenti, la Thailandia con delle carinissime hostess con cappelli deliziosi dove ho anche mangiato un ottimo riso e la mia amica degli ottimi spiedini in glassa di soia in compagnia di Costantino della Gherardesca che guarda caso mangiava asian food, la Spagna per me carina per le altre ragazze degna di nota con le sue tapas da degustare a 3 euro a boccone!!!!!!

La Malesia, la Cina, il Giappone inaccessibile a causa della fila allucinante di gente , il muro del pianto di Israele completamente fatto con un giardino in verticale.

Fino ad arrivare a Piazza Italia con un senso di ansia perché il paragone cominciava a prendere sempre più forma per il nostro incontro ravvicinato con il padiglione Irpinia.

Appena arrivate sulla nostra sinistra rispetto al percorso che ci guidava all’albero della vita, eccolo piccolo bianco con una scritta sottile di un raffinato colore verde si legge Irpinia.

A quel punto ho sentito un misto di orgoglio e di paura.

Dritta dritta sono entrata e mi sono seduta per assistere a questa sorta di film che rappresenta la mia terra in un contesto internazionale. Accanto a me la mia amica musicista, in un silenzio reverenziale.

Il video con le sue splendide immagini ha dato forma ad un percorso fatto di luoghi così particolari di campi coltivati, montagne innevate, ruderi, vicoli, piazze e chiese tutto accompagnato da cambiamenti climatici così netti da emozionare; cieli blu, nubi nere, montagne verdi che sembrano tappeti e poi infine i prodotti, il cibo, frutto dell’immutato contrasto della nostra terra; insomma se l’Irpinia non la conosci ti viene la voglia di visitarla.

A questo punto della giornata qualche ormone era sfuggito ma siamo riuscite a gestirlo alla grande, abbiamo deciso che il padiglione Italia con tipo 4 ore di fila ce le potevamo risparmiare e che semmai fossimo tornate, chi lo sa forse con i nostri compagni, avremmo cercato di fare una visita serale perché sicuramente tutti gli spettacoli che cominciano col calar del sole vale la pena vederli.