Mattina. Missione scuola. Io e Edo.Sole, cielo terso, estate di San Martino, 16°.Ottimismo.
Accendo la radio perchè mio marito ha preso il mio cd di Jamie xx, e mio figlio ha sequestrato il cellulare per vedere “youpub” come dice lui.
Bono la sua voce calda, suadente che riscalda i meandri più oscuri della mia anima.
“I still haven’t found what I’m looking for”
E io comincio a cantare a squarciagola contenta, piena di me, fin quando mio figlio, di tre anni, comincia ad urlare come un’aquila, affinchè smetta perchè lui non riesce a sentire il gingle di uno stupido video di ovetti di spiderman che vengono continuamente scartocciati. E allora tutta quella pienezza e felicità di cinque minuti prima scende sotto i piedi all’altezza della frizione.
Ma non ci sto. Oggi è mio. E penso che per oggi smetto di sentirmi in colpa per la mancata dolcezza, per l’inquinamento sonoro, per l’abbandono dei bambini con gli aggeggi elettronici.
Urlo a mio figlio di alzare il volume del suo video se non sente bene, perchè io voglio cantare, e canto la mia canzone con Bono. Perchè per quattro minuti voglio urlare che ho quarant’anni e ancora non ho trovato quello che cerco.
O forse si l’ho già trovato, ma oggi, adesso, voglio qualcos’ altro.
O voglio solo cantare e sentirmi libera di pensare che c’è dell’altro per me.
Che c’è dell’altro per noi, che siamo già contenti e soddisfatti ma non siamo morti.
E mio figlio deve sapere che la sua mamma lo adora e che farebbe e farà tutto per lui e suo fratello ma che non sacrificherà mai la sua mente, quella sarà sempre libera di essere, di pensare, di sperare.
Perchè solo così potrà essere felice, e potrà essere una buona mamma per lui e Raffaele.