“Siamo da poco tornati a casa, hai finito gli esami orali di terza media alle nove di sera. Una vera e propria follia”.

E’ stata la prima volta in quasi quattordici anni in cui ho avuto la possibilità di assistere ad una tua performance scolastica. E come fosse quasi stato fatto di proposito, io che ti osservo da un atrio buio e tu illuminato dalle luci chiare dell’aula, che fai il tuo discorso.

Quanti pensieri mi sono passati nella testa mentre cercavo di ingoiare quella mostruosa palla da tennis che sentivo in gola.

Non hai voluto scrivere una tesina, non hai voluto fare nessun lavoro extra, nessun video, nessun poster, ti sei rifiutato, strenuamente, di preparare qualsiasi forma di lavoro che non riguardasse un tipo di studio tradizionale; come sempre sei stato un testardo.

Tu da sempre sei uno che non accetta di essere indirizzato, sei un progressista tradizionale,un eclettico in forma crepuscolare, diciamoci la verità sei sempre stato un tipo “strano”.

Mentre ascoltavo il tuo discorso sulla guerra fredda mi ricordavo di te al villaggio Valtur che ti rifiutavi di partecipare ai giochi di gruppo e che un giorno hai incastrato un bimbo in un angolo raccontandogli storie di mostri e demoni. Non scorderò mai la faccia di quel bambino.

Sei quello che mi ha costretta a nascondere dietro delle transenne mentre sciavi, perché il maestro ormai stufo di te urlava “di chi è figlio questo”.

Sei colui che, mi ha spiegato tutto sulla nascita dell’Isis, ma che contemporaneamente mi ha chiesto qual era la differenza di vestiti firmati e non!

Sei quel bambino che, si annoiava mentre la mamma studiava e quindi decise di farsi raccontare qualcosa, e così andò a scuola e in un’ora di scienze di quarta elementare, spiegò la differenza tra necrosi e apoptosi suscitando l’ammirazione delle sue maestre.

Sei quello che non ha mai mangiato la nutella ma che adora il sushi e la gallinella di mare…

Io non so definirti, prima pensavo che tu fossi quello normale e tutti gli altri strani, quando poi è nato tuo fratello ho capito tutto…

Sei uno snob nei sentimenti, ma poi mi racconti che durante una lettura del compito in classe del tuo amico Michelangelo eri talmente emozionato che per non piangere hai ingoiato ettolitri di saliva facendoti venire il mal di stomaco.

Sei il bambino che quando ci siamo persi nello Yosemite di notte, non diceva nulla, neanche piangeva perché c’era già sua madre che era totalmente impazzita.

Sei quello che abbiamo svegliato durante la notte, perché credevamo avessi bevuto del concime per le piante, ci hai guardati disgustato dicendoci “siete due pazzi”.

Sei il mio primo inconsapevole esperimento di madre, e forse per questo sei uscito “bene”.

Sei stato il pilastro a cui mi sono aggrappata quando mi crollava tutto intorno

e il miglior voto quando mi sento una fallita.

Sei il frutto della nostra incosciente immaturità;

tu che sei sempre stato così maturo.

Io di sicuro sono stata una mamma sbagliata, ma di un figlio bravo.

Sono quella mamma, a cui ieri, scoppiava il cuore , sentendo l’applauso della commissione al proprio ragazzo.

Oggi sono io che parlo di te, ma sono sicura di essere la voce di tutte le mamme che pensano ai figli.