Questa mattina apro la pagina del corriere della sera e leggo :”Sorpresa il miele delle brioche non è miele”

…. non posso trascrivere tutto quello che penso, ma immaginate un po’ che belle parole si sono materializzate e uscite dalla mia bocca…

Sono diventata mamma per la prima volta più di tredici anni fa e dire che il mio atteggiamento rispetto a ciò che propino in tavola quotidianamente è cambiato, è un eufemismo.

Mettiamola così siamo maturati insieme.

Comunque il miele non è miele, in realtà sembrerebbe una mistura di glucosio, olio di palma e zucchero per il 92% e miele 8%.

E ti pareva, l’olio di palma è presente anche nel latte di crescita consigliato per i bambini fino a tre anni.

Roba da matti.

Ma non finisce qui, ci sono i polli alla diossina, c’è la magnificazione di mercurio nel tonno, e anche in altri pesci,i conservanti, i coloranti, i pesticidi, i nitriti e i residui chimici solo per citare alcune delle sostanze dichiarate pericolose per l’organismo .

Tra un po’ non sarà più sufficiente il consulto del nutrizionista dovremo invece rivolgerci ad un ECOTOSSICOLOGO.

Non vi dico la faccia di mio figlio tornato da scuola dopo aver scoperto che per sbaglio gli avevo dato per merenda un plum cake con olio di palma, nei suoi occhi ero la mamma più irresponsabile del mondo..

Della serie mi volevi uccidere per caso???

E poi ancora, vogliamo mettere l’impatto dello scandalo della Terra dei Fuochi, le verdure dove vengono coltivate quali sono i metodi più salutari e soprattutto domanda delle domande….

chi mi garantisce il controllo dei prodotti…

Oggi essere una casalinga, una madre attenta è diventato allucinante… allora, che si mangia oggi?

Aiuto……Noi siamo quello che mangiamo… In sostanza siamo il secchio dell’immondizia.

Ho talmente condizionato la mia famiglia che per mio marito tornare dal supermercato col pane in cassetta che scrive senza olio di palma è un traguardo salvo smontare ogni entusiasmo dicendogli che però è stato sbiancato con alcool !!!

Spinta da questa ansia di creare meno danni possibili, perché come diceva il mio prof di patologia generale, è il danno perpetrato il vero guaio per le cellule.

Non posso non leggere tutte le notizie riguardanti l’alimentazione e poi essere continuamente bombardata da blog di cucina, senza pensare ai talent show, con ricette fantastiche che ti invogliano a fare la vellutata di zucchine in pieno dicembre, o la parmigiana di melanzane a febbraio quando siamo totalmente fuori stagione.

Ma come posso non pensare: da dove vengono quelle verdure ?

Senza contare alla tipa che sta alla bancarella dell’ortolano sotto casa, che mi dice, di mangiare le sue arance perché sono della campagna del suo paese , ma di quale regione starà parlando!!!!!

E’ vero che non sono l’unica che subisce questo tipo di pressione mediatica difatti da un paio di anni nella nostra città c’è un trend salutista che invoglia a consumare prodotti a km “O”, il mercatino itinerante organizzato dalla Coldiretti tre volte alla settimana è oramai un appuntamento noto.

O situazioni come il mercatino domenicale alla Casina Del Principe con piccole aziende agricole che propongono prodotti irpini della tradizione, piccole realtà centenarie come l’Azienda Agricola Grasso Raffaele di Flumeri, ho provato le loro conserve fatte con metodo tradizionale o la loro conserva di peperoncino sott’olio, un’ estasi delle papille gustative.

Le fave piccolissime che non avevo mai visto in tutta la mia vita consigliatemi dalla signora Marinella Saveria, divine hanno reso la nostra pasta e fave fantastica.

Ma entrando più nello specifico la mia esperienza di spesa salutista è stata totalmente stravolta da quando ho incrociato la raccolta di Terratosta ideata da Emanuela Evangelista.

Anche lei mamma attenta e preoccupata dalla situazione che viviamo, ha pensato di cominciare a raccogliere prodotti di aziende agricole che non utilizzano sostanze chimiche per la coltivazione, che nutrono i loro animali con foraggio e mangime di tipo biologico, che fanno crescere gli animali all’aperto come si faceva un tempo, che non utilizzano prodotti di serra, che rispettano la terra, il clima e le stagioni.

Grazie a questo tipo di atteggiamento ho cominciato a capire che la verza e la zucca sono le mie amiche invernali, che a fine giugno comincerò a mangiare i miei adorati pomodori e che se voglio proprio una parmigiana devo aspettare il tempo giusto e che sicuramente a Pasqua o giù di lì avrò i miei carciofi alla romana.

La genovese fatta con le cipolle ramate di Montoro può convertire anche i fondamentalisti dell’alito fresco.

Le fragole biologiche sono più piccole, meno perfette e forse meno colorate ma il loro profumo è qualcosa di estatico per il mio olfatto.

Ho capito che, sgusciare per un’ora o giù di lì piselli freschi, vale la pena se poi li mischi alla pasta Grano Armando ad un tuorlo d’uovo fresco e tanto parmigiano.

Vi consiglio vivamente per una volta di gustare un bicchiere di latte Nobile del Consorzio Latte Nobile dell’Appennino Campano ( di fare la crema per i dolci!! Che ve lo dico a fare).

O di provare la carne di San Giorgio La Molara del consorzio di carni Marchigiane IGP, in un barbecue domenicale.

E che se voglio delle spremute fresche, le arance buone o il pompelmo rosa li posso avere con spedizioni dalla Sicilia dritte dritte fino a casa mia.

Ad Avellino possiamo mangiare sano, e le cose buone non sono neanche tanto lontane basta individuare situazioni serie e persone giuste.

Ovvio le mie ansie non finiscono qui (magari), si attenuano almeno fino al prossimo articolo o alla prossima ricerca.