da Mafalda Fusilli | Apr 28, 2016 | Blog, Cucina
Questo tempo ci lascia sempre più straniti, un clima che non fa riconoscere più le stagioni e bla bla bla.
Fai il cambio di stagione, dopo aver fatto una sauna davanti alla scuola di tuo figlio, e come per dimostrare il teorema della vita o la Legge di Murphy ecco che torna l’inverno.
Io di sicurezze ne ho poche, i miei chili di troppo, gli acciacchi dell’età, la pizza margherita con le acciughe, e la verza col cotechino che non mi delude mai.
Quindi per ricordarci che al freddo c’è sempre rimedio ecco la mia ricetta:
Verza Cappuccio di Terratosta, rigorosamente biologica
Aglio
Olio e.v.o fruttato delicato
3|4 cotechini piccanti del macellaio di fiducia di Salza Irpina
Procedimento:
Mettere in una pentola antiaderente i cotechini e l’aglio…….
Nel mentre sciacquare e tagliare la verza a cubi non troppo piccoli
Se sono disponibili peperoncini cruschi meglio detti della “perteca”si sposano alla grande e possono essere rosolati insieme all’aglio.
Dopo aver rosolato il cotechino aggiungere la verza, girare, farla appassire e poi aggiungere un po’ di acqua.
Controllare di tanto in tanto, e per quanto riguarda il sale bisogna valutare la sapidità del cotechino.
A piacere può essere aggiunto del parmigiano o del pecorino non salato……….
Buon Appetito.
da Mafalda Fusilli | Apr 25, 2016 | Blog, Riflessioni
Recensione del libro scritto da Emilia Bersabea Cirillo, Iguana Editrice, di Mafalda Fusilli
“il tempo che c’è concesso è davvero un affare molto impegnativo, per questo capita spesso di fare disastri”
Quanto sono vere queste parole, a volte pensiamo di poter rimediare a tutto o di avere infinite possibilità, ma non è così.
Angela e Dorina sono le protagoniste di non “Smetto di aver freddo”, ma protagonista di questa storia è soprattutto la vita, quella che non possiamo scegliere perché ci piomba addosso alla nascita, attraverso le scelte di chi ci genera, e la vita che costruiamo giorno per giorno, fatta del nostro libero arbitrio, fatta della casualità e delle opzioni a noi concesse.
Emilia Bersabea Cirillo nel suo racconto della vita di due donne, incontratesi durante la loro triste infanzia, descrive la vulnerabilità dell’essere umano , la complessità dell’universo femminile, l’importanza delle semplici scelte che ognuno di noi fa giorno per giorno; descrive la vita e non lo fa solo attraverso le due protagoniste, Dorina e Angela, ma attraverso tutti i personaggi che accompagnano questa storia. I segreti, le esperienze vissute e magistralmente descritte danno vita ad un libro complesso, articolato, ben strutturato. Il lettore è costantemente in contatto col freddo mondo di Dorina, con la solitudine di Angela, la disperazione di Walter, la disillusione di Rosalia, la saggezza di Suor Vittoria, l’amore incondizionato di Antonia…..
Emilia B.Cirillo descrive luoghi conosciuti, la nostra Avellino, integrandoli nella vita dei protagonisti del suo romanzo,modificandone la fotografia a seconda dei sentimenti o degli stati d’animo descritti.
In “Non smetto di aver freddo” non vi è mai un calo del ritmo, Non ci sono momenti piatti. E’ una storia incalzante nei suoi continui cambi di ambientazione e personaggio, lascia il lettore continuamente interessato, incuriosito.
Non manca una catarsi dei personaggi , ognuna delle protagoniste a modo proprio ha una risoluzione, condivisa o non, che lascia al lettore un senso di completezza.
Ho amato questo libro, perché completo, complesso, è vero.
Ho amato il libro di Emilia per come descrive le donne, il loro mondo, il quotidiano.
E ho amato la mia città attraverso le parole di Emilia, scoprendone cose che non sapevo.
“La storia di un luogo non muore con il luogo”.
A seguire la recensione di Maria Paola Battista…….un libro due punti di vista………
NON SMETTO DI AVERE FREDDO, Emilia Bersabea Cirillo, L’iguana Editrice, Verona 2016, pagine 343, € 16,00.
Un susseguirsi di vicende, flashback, descrizioni, un narratore onnisciente che conduce il lettore in una storia di amicizia, cattiveria e perversione.
Questa la prima impressione che dà Non smetto di avere freddo, l’ultimo romanzo di Emilia Bersabea Cirillo.
La sensazione del freddo accompagna la vita di uno dei personaggi della storia: un freddo che viene fuori nei momenti più pericolosi per il suo animo.
Il lettore avverte quel freddo e questa sensazione fa di Non smetto di avere freddo una lettura accattivante, coinvolgente, spesso amara.
A parte la tecnica perfetta che risponde ai canoni di ogni buona scrittura e che lascio commentare a chi è più bravo di me, qualcosa va comunque sottolineata. Innanzitutto le descrizioni partecipative dei luoghi in cui si svolgono le vicende: la Napoli degli studenti, l’Irpinia con la sua neve, Atrani con il mare, una casa circondariale.
Luoghi evocativi che portano il lettore dentro la storia e lo rendono partecipe di ciò che accade. Tutto è sensazioni, occhi attenti, intrecci di personalità.
Sullo sfondo i mali del nostro tempo: l’abbandono della famiglia, la disoccupazione, la crisi economica che rompe ogni equilibrio.
Il bene e il male, la bontà e la cattiveria, la purezze e la perversione. Da dove nasce il freddo che una donna porta dentro per tutta la sua vita?
Mentre la lettura scorre veloce, limpida, semplice, ecco che un evento inatteso rompe la monotonia di un equilibrio finto, triste, scandito e scontato e da quel momento in poi tutto cambierà: altri eventi, altre situazioni, nuovi personaggi e luoghi si insinuano nella storia.
Leggendo il libro spesso mi sono ritrovata con il freddo addosso, mi sono emozionata nella compenetrazione della lettura, provando pietà, affetto e disapprovazione per i personaggi che sembrano persone vere avviluppate in un vortice fatto di passato e presente.
Maria Paola Battista
http://www.wwwitalia.eu/italia/index.php/in-biblioteca/3732-non-smetto-di-avere-freddo
da Mafalda Fusilli | Apr 20, 2016 | Blog, Riflessioni
Harold si alzò alle sette prima che la sveglia suonasse
Ore 6 e 42
Non era riuscito a dormire, aveva considerato più volte l’idea di alzarsi, ma l’aveva scartata perché troppo impaurito di destare sospetti. Era tornato a casa mentre i bambini e Polly dormivano, o almeno così aveva creduto. Aveva detto a Polly che sarebbe andato ad una riunione del gruppo di lettura, e poi ad una cena per gli auguri in vista del prossimo Natale.
Ore 6 e 45
La verità era il suo essere stato un fedifrago.
Il solo pensare a quella parola gli faceva attorcigliare la lingua, così estranea, figuriamoci se avesse dovuto spiegare il perché.
Ore 6 e47
Era estraneo a questo tipo di sensazioni, paura mista ad eccitazione lo avevano tenuto sveglio. Non si era neanche mosso per non destare sospetti.
Tale l’ansia di essere scoperto che non era neanche stato capace di rivivere i momenti della serata precedente; come se un flusso di pensieri e ricordi potessero attraversare le sue membra e giungere ai neuroni di Polly.
Ore 6 e 54
Ma come era successo tutto questo, non lo aveva pianificato, o meglio lo aveva sempre progettato nella sua mente, ma come se a poterlo vivere, questo momento di puro caos vitale, potesse essere il suo alter ego e non il serio, tenace, affidabile, stabile Harold.
Ore 6 e 57
Harold aveva sposato la strana, ma perspicace Polly.
Polly, una donna che sembrava non essere mai presente a se stessa, ma che poi era capace di sorprendere con intuizioni e riflessioni.
Polly aveva un suo modo di percepire la verità, la annusava, e questo suo atteggiamento da indagatore svampito non faceva altro che aumentare la tensione in Harold.
Ore 7 e 00
Harold con un passo felpato arrivò alla porta del bagno, la chiuse alle spalle.
Era talmente forte il senso di colpa, o forse la paura, che lo scroscio della sua urina sembrava molto più rumoroso, e i suoi respiri ancora più pesanti.
Ore 7 e 05
Il suono della sveglia, e poi più nulla, perché il suo cuore era un tamburo nelle orecchie. Non riuscì a decidere se aspettare che la porta si aprisse o se fingere di essere impegnato a tagliare le unghie dei piedi.
Si gettò nella doccia , non ancora calda, ma il freddo dell’acqua non era nulla sulla nuca intirizzita per i nervi tesi.
Ore 7 e 10
Pensò di non essere troppo accorto con la biancheria da notte, altrimenti avrebbe potuto essere sospetto di non voler far arrabbiare Polly, ma decise di indossare la camicia del giorno prima, casomai non l’avesse ispezionata a fondo.
Ore 7 e 25
La colazione con i bambini, un incubo fatto di continui richiami all’attenzione, e di flashback di cosce, peli, odori, respiri.
I cereali masticati, fino a diventare una poltiglia perché incapace di deglutire.
E il suo cuore, un martello nelle tempie.
Le mani, che lo avevano posseduto e che continuava a sentire lungo il suo collo.
Alla fine sarebbe morto, lo sapeva.
Harold, il serio, quello educato, assennato, non avrebbe mai fatto nulla del genere.
Casomai avrebbe subito un tradimento, ma non lo avrebbe perpetrato.
Ore 7 e 40
Sentì Polly richiamare tutti all’ordine, era tardi, bisognava uscire per la scuola e il lavoro.
La vide correre e spazzolarsi i capelli, mentre guardava quali giacche fossero giuste per il clima di quel fantastico giorno di Dicembre.
Polly, donna molto poco organizzata, ma che sbrogliava ogni matassa e seppur non vi riusciva era di un altruismo spaventoso che avrebbe ammorbidito qualsiasi cuore.
Ore 7 e 45
Vide Polly e la sua valigetta davanti alla porta di casa, lo salutava con un piccolo mezzo sorriso che non raggiungeva gli occhi, o forse sì. E mentre Harold faceva scendere il suo sguardo lungo il corpo conosciuto, e non più bello di sua moglie d’improvviso si accorse che Polly non indossava il suo anello di matrimonio.
Ore 7 e 47
Da quando?
Sentì una goccia di sudore, penetrare la piega di pelle sotto i glutei.
Perché lo aveva tolto?
Per caso lo aveva tradito?
Ps. Piccolo esperimento di scrittura by una mamma del sud.
da Mafalda Fusilli | Apr 7, 2016 | Blog, Riflessioni
La TV pubblica ultimamente non ne prende una.
Possono giustificare Vespa e la sua intervista a Salvo Riina, figlio del famigerato boss pluriomicida, definendolo addirittura “colpo giornalistico”Gramellini; o intervista condivisa e ritenuta interessante “per far luce su una mentalità”Lucarelli.
A me fa specie.
E a quanto pare non sono l’unica.
Non si tratta di falsi moralismi, da parte mia e di tutti coloro che si trovano in disaccordo con questo genere di TV, ma si tratta di indignazione per chiara mancanza di contenuti.
La mia impressione è che l’obbiettivo primario sia l’audience. Questa forma di marketing avrà il suo perché, ma si dovrebbe avere un certo “stile”.
E questa mancanza di stile e di contenuti la ritrovo sempre oggi, e sugli stessi canali di informazione dove leggo che Raffaele Sollecito sarà un’opinionista criminologo……….ma dai……. questa è pure peggio dell’intervista a Salvo Riina.
“Ho maturato sulla mia pelle l’esperienza mediatica e giuridica, devo pagare 1,3 milioni di euro per il processo” R.Sollecito.
Credo che queste parole si commentino da sole………
Non entro nel merito della giustizia, non sono il boia, e tanto meno l’inquisizione. Ciò che ha fatto o non, lo sa lui e la sua coscienza, ma…… un’ingegnere che si appresta a fare l’opinionista CRIMINOLOGO…… quando ci sono specialisti del settore che sono senza lavoro, l’uso dei verbi e dei congiuntivi potrebbe approfondirlo. E poi come mai gli si offre un’ingaggio televisivo per pagare le spese processuali, non mi sembra che questo tipo di trattamento sia previsto per tutti i processati. Ad ogni modo, per fugare ogni dubbio sulla sua preparazione basta sentire l’intervista sul “corriere TV”.
Altra perla fantastica sono i commenti dei vari critici alla trasmissione Dell’isola……dei F……
Dove si attacca la Marcuzzi per i suoi outfit in trasmissione…….o per le troppe “POPPE” al vento dei concorrenti……e non si pensa a tutto il resto, agli errori tecnici fatti alla base della scelta di casting e degli.. opinionisti di trasmissione….insomma come dice Aldo Grasso “le cose non funzionano perché sono sbagliate in partenza”.
Sembra quasi una metafora per descrivere il nostro paese……del resto se la Tv rappresenta lo stato…. siamo proprio messi bene.
Ma a una mamma del sud, se togli la tv cosa resta…..io torno a vedere il “orange is the new black” su Netflix, le carceri femminili di sicuro hanno contenuti più appropriati della Tv pubblica, e una mamma può imparare moltissimo dalle galeotte del Lichfield Penitentiary.
da Mafalda Fusilli | Apr 1, 2016 | Blog, Riflessioni
Questi uomini non sono né carne né pesce…….Lo dice mia madre , lo diceva mia nonna.
E dunque sono Tofu?
Scherzi a parte negli ultimi tempi mi è capitato di leggere diversi editoriali su note riviste, dove si fa riferimento alla profonda confusione delle nuove generazioni maschili.
Se penso alle nuove generazioni, ai nuovi “maschi”, penso ai miei figli, ai loro coetanei, più che a mio marito, mio fratello o i miei amici, non per egoismo ma perché in certe situazioni, come dire “il dado è tratto”.
Gli uomini, dicevamo, sono confusi, brancolano nelle continue richieste del genere femminile e della società, che a parer mio e non solo (M.E: Viola direttoregioia@hearts.it), neanche hanno le idee tanto chiare.
Infatti, a questo proposito si è espresso un altro guru Mark Simpson (scrittore), il quale ha affermato che a forza di fare pressioni sulle leve emotive dei maschi “Alfa”, abbiamo innescato un processo irreversibile, i ragazzi sono completamente confusi.
Per non confondere anche noi, ho cercato di venirne a capo prendendo, ovviamente, ad esempio la mia esperienza di madre di due maschi, per la definizione “Alfa” aspetterei sinceramente.
Per cultura, o meglio per retaggi culturali (generalizzo), insegniamo ai nostri figli maschi a minimizzare le emozioni, soprattutto relative a insicurezza,timidezza, paura, dolore. Cercando di renderli forti,”duri”, e seppur non sono le madri a comportarsi in questo modo (mi riferisco sempre alla mia esperienza) ci pensano ,padri, zii, nonni.
A conferma di questo, ho letto la sintesi dello studio di uno psicologo , il quale afferma che per gestire sentimenti e sensazioni, come ad esempio la rabbia, i genitori tendono, mediamente, a parlare di emozioni con le bambine piuttosto che con i bambini.
Eppure l’empatia, l’espressione di ciò che si prova non fa nessuna differenza di genere durante l’infanzia, l’approccio è istintivo e uguale.
Fragilità, timidezza, ansia dovrebbero essere consentite indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Ad esempio la manifestazione del pianto, quante volte ho dovuto ribadire che piangere fa bene, è giusto, è sano e liberatorio, se si conosce la ragione, e che non bisogna vergognarsi o per questo sentirsi una “femminuccia”.
Senza poi approfondire la questione AZIONE_GIOCO_GENERE. “Che fai giochi a pentoline? ma tu sei un maschio!” e quindi….. esci distruggi una staccionata salvo poi piangere, perché credi di aver preso il tetano o il raffreddore…….
Credo che così non vada bene.
Vogliamo bimbi, adolescenti, uomini veri! E cioè?
Aggressivi, “forti”, insensibili, freddi calcolatori, che però sappiano quando è il momento di essere romantici, teneri, sex symbol, sensibili a certe situazioni particolari, goleador, irsuti primitivi, ma curati, attenti al corpo, ma non troppo, con una tempra d’acciaio ma mai violenti.…mai piagnoni, però c’è pianto e pianto, non vogliamo i frignoni ma li vogliamo con un “cuore” senza passare per cretini, ma neanche per “stronzi”…..Aiuto….
Ci scandalizziamo, a giusta ragione, difronte ai sempre più comuni episodi di bullismo, però gli insegniamo a ricorrere alle etichette, e alle differenze di genere……Senza pensare alla totale negazione, o non accettazione di insuccessi sia nella scuola, nello sport che nella vita sociale.
Basti pensare agli ultimi fatti, gravissimi, della cronaca italiana, dettati da un “FAMILISMO AMORALE CHE RENDE I FIGLI DISUMANI”.(E.Banfield)
Io, sono una madre, anche se giovane, una cosa l’ho capita, ho fatto e farò tantissimi errori perché essere genitori è un compito difficile, ma essere figli lo è ancor di più.
Troppe pressioni, poca attenzione, troppa indulgenza, tanta superficialità, nessuna tolleranza né per sé né per gli altri, nessun rispetto ma tanta, tanta insicurezza sono una buona ricetta per una
Generazione Tofu
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